LE NUOVE FRONTIERE DEL PRECARIATO SCOLASTICO.

Il 30 giugno è arrivato, inesorabile e (purtroppo) atteso, e questa data segna, come ogni anno, la fine del contratto per le migliaia di “tappabuchi” che lo Stato utilizza da decenni per garantire il funzionamento del sistema scolastico nazionale e per evitare di investire sul futuro del Paese. Non si tratta sempre degli stessi precari… Grazie alle battaglie che abbiamo condotto una parte di noi è piano piano riuscita a mettere fine ad anni di sfruttamento, di negazione e strumentalizzazione politica. Si tratta di “nuovo” precariato, frutto sempre delle tesse logiche persino peggiorate, perché ammantate di false motivazioni e incuranti del fatto che, dietro ai numeri, ci sono persone, vite, famiglie e insegnanti che hanno svolto senza demeriti il loro lavoro, nelle scuole di ogni ordine e grado. Il 30 giugno che si sta per concludere, però, vede ulteriori brutte pagine: la revoca dei contratti a tempo indeterminato per i tanti docenti di scuola dell’infanzia e di scuola primaria, ingiustamente, illogicamente, inaccettabilmente discriminati da sentenze negative dovute ad un inspiegabile cambio di orientamento sulla vicenda che li ha riguardati; la definizione di un concorso abilitante, utile ad assolvere il ruolo di precari ma “da abilitati”; l’incertezza sui tempi di emanazione di procedure concorsuali di reclutamento, difficili da calendarizzare in epoca di pandemia.
La cosa più triste, in questo triste quadro, è la mancanza di interlocutori politici in grado anche solo di portare rispetto per la categoria e, cosa gravissima, disposti a farsi carico delle problematiche che la stessa politica ha creato. Si è sentito dire spesso che la situazione è stata generata dalla cattiva politica del passato, che al primo posto ci sono gli alunni e le alunne, che bisogna assicurare alla scuola che a mettere i docenti in cattedra siano qualità e merito. Via gli impostori dalla scuola dunque, ma via solo “per finta”, perché a settembre i precari saranno rimessi dove stavano, come accade ormai da tempo, a dispetto dei proclami, delle rassicurazioni e delle dichiarazioni di facciata.