LA SCUOLA DEL “TEMPO PERSO”
Non è ancora noto il Governo in fase di definizione, né se avrà o meno la fiducia del Parlamento, ma già chi si sente fiducioso nei confronti di questa operazione che non ha nulla di concreto e di scontato lancia proposte “politiche” sul futuro della scuola.
Da un paio di giorni, infatti, ancor prima di conoscere il nome del prossimo Ministro dell’istruzione, chi di scuola ha forse solo il ricordo di quella che ha frequentato decine di anni fa si propone di incidere sul sistema scolastico modificandone il calendario. Accanto a questa idea, motivata dal “tempo perso” dagli alunni a causa delle misure anti-Covid, si prospetta anche una nuova maxi ondata di assunzioni, in ragione della carenza di docenti in ogni ordine di scuola e in ogni parte del Paese, proposta accolta dai Dirigenti come una opportunità per riprendere in mano le redini delle assunzioni. Apparentemente slegate, le due cose non lo sono affatto; l’una deve passare con il ricatto costituito dall’altra, in una prospettiva già nota al mondo della scuola, visto che proprio con questa formula fu promulgata la famigerata legge 107, dove faceva bella mostra di sé anche la “chiamata diretta” dei docenti da parte dei Dirigenti scolastici.
Dunque, illusi di esserci lasciati una brutta stagione alle spalle, ci troviamo nuovamente di fronte al tentativo di “privatizzare” le scuole, di mascherare questa operazione con la carota delle assunzioni e, ancor peggio, continuando a far passare il messaggio che le scuole, in mano a un manipolo di docenti cialtroni, hanno funzionato poco da un anno in qua, cosa che impone di rivedere persino in calendario scolastico, senza nemmeno conoscere, cosa evidente e palese, che le scuole, in tutte le loro componenti, sono cariche di attività anche quando la didattica in senso stretto è sospesa nel periodo estivo. Sospesa per le lezioni, non per gli esami, i corsi di recupero, le attività di programmazione, di progettazione, ecc. ecc.
Ora, una levata di scudi sembra essersi mossa per contrastare quelle che appaiono nel loro splendore, le proposte populiste e gratuite di un governo che governo ancora non è, proteste che ci vedono concordi. Tuttavia, pensiamo che il risentimento e le rimostranze stavolta non bastino, ma che serva una decisa e capillare azione di difesa della scuola dalla promozione di politiche inadatte e inadeguate. Finora l’unico tempo perso è stato quello di chi ha operato decisioni che hanno peggiorato il volto delle scuole che, ciononostante, hanno continuato ad assicurare istruzione e formazione a milioni tra bambini e ragazzi.
Potranno il nuovo governo e il prossimo ministro o ministra capire che la scuola non è quantità ma qualità? Potranno capire che bisogna ridurre il numero degli alunni per classe e non obbligare i ragazzi a stare a casa per evitare il sovraffollamento negli istituti scolastici e nella aule? Potranno capire che anche la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento dipendono essenzialmente dal numero degli alunni nelle classi? Potranno capire che la scuola in tutte le sue componenti è stufa e stanca di ricevere bacchettate e lezioncine da chi di scuola capisce poco o niente?
Se non lo capiranno da soli, ci saremo noi docenti a spiegarglielo adottando tutti gli strumenti democratici necessari allo scopo!
Valeria Bruccola, Coordinatrice Nazionale Adida