Perchè il “Patto educativo” non lascia nulla di buono…riflessioni
Lettera inviata a adida.associazione@gmail.com da Annalisa Failla e Davide Fabris
Il patto educativo decantato da Renzi non lascia nulla di buono ne' per i precari, ne' per i colleghi di ruolo e tantomeno per gli studenti visto che ora, si sta procedendo al solito con la chiamata sino all'avente diritto. Analizziamo punto per punto la truffa che il Miur ha perpetrato nei confronti dei docenti di terza fascia d'istituto.
Correva l'anno 2011 quando il ministro Profumo ha dato il via alla procedura delle abilitazioni tramite TFA e PAS ( detti allora TFA speciale). Parallelamente a questi percorsi, il Miur istituì un concorso nel 2012 che, a detta del Ministero stesso, avrebbe dovuto essere l'ultimo riguardante i docenti non abilitati. Le regole con cui venne bandito tale concorso erano del tutto anomale rispetto a quelli precedenti , in quanto si pretendeva che i non vincitori non conseguissero né un'idoneità, né tanto meno un'abilitazione.
Molti dei futuri frequentanti TFA e PAS si fidarono allora delle parole del Ministro, confidando che fosse prioritario conseguire un'abilitazione visto che veniva presentata come una conditio sine qua non per rimanere nel mondo della scuola. Una tale anomalia, quella del concorso 2012, non poteva rimanere inosservata dal punto di vista giuridico e quindi il Miur, preoccupato della valanga di ricorsi che sarebbero arrivati, ha pensato bene di ripristinare con una semplice faq le regole che valevano per tutti i concorsi precedenti. Senza alcuna spiegazione di merito si assiste oggi all'immissione in ruolo degli idonei, in parallelo con le GAE o, male che vada, l'inserimento degli stessi in seconda fascia d'istituto.
Aggiungendo il danno alla beffa per i TFA e PAS, l'attuale ministro Giannini ha pensato bene di istituire un concorso da svolgersi nel 2015 in cui saranno ammessi tutti, ovviamente anche i non abilitati, purchè però, laureati entro il 2004. Attenzione, perchè anche questa limitazione risulta opinabile dal punto di vista giuridico ed è infatti sottoposta a ricorso, il cui esito è fortemente incerto. Cosa dovrebbe dire a questo punto un docente di 40 -.45 anni che ha speso di tasca propria 3000 euro per abilitarsi secondo quanto voluto dal Miur e che si trova oggi scavalcato dagli idonei peraltro nelle condizioni di svolgere i futuri concorsi grazie alla semplice laurea? A cosa serve aver sostenuto esami, speso tempo e denaro, per inseguire un'abilitazione che ora alla resa dei conti è carta straccia? Non cadiamo nella trappola che ci viene proposta ora da chi, al governo, sostiene la necessità di un concorso, perchè le regole con cui era stato inizialmente pensato erano diverse, in quanto doveva essere riservato ai soli abilitati. Se così giuridicamente non poteva essere allora, non potendo credere ad evidente ignoranza in materia da parte del ministero, non potrà essere nemmeno adesso.
Dietro le fumose parole di Renzi sulla “Buona Scuola” c'è una vera e propria truffa, che va denunciata apertamente e qualcuno dovrà pagare per la propria evidente inesperienza .Un'amministrazione non può proclamare la necessità di un titolo abilitante, quando nella pratica sa benissimo che una tale affermazione non è applicabile. Non si gioca con la vita delle persone. Il nostro non è un “no” globale ad un concorso generico, ma un “no” alle prese in giro che continuano a essere propinate dal Miur in nome di un fumoso merito. Sappiamo che stiamo vivendo una crisi globale. Nel settore dell'edilizia, commercio, industria, pubblico (biblioteche, comuni), si assiste ad un continuo taglio di personale. Questo non può essere una giustificazione per dare illusioni ad altre categorie di lavoratori a scapito della nostra che ha impegnato tempo, soldi, salute per abilitarsi grazie alle favole del Miur.
Annalisa Failla e Davide Fabris