Le nuove insidie dal MIUR

Articolo pubblicato su Tecnica della scuola

Pagina corposa quella che il Messaggero di domenica 13 ottobre ha dedicato alla scuola. Tra le tante notizie di rilevo, quella che annuncia i nuovi scenari aperti dal richiamo della UE contro la legge 106 del 2011 che deroga il MIUR dalla stabilizzazione dei precari, in virtù dell’impossibilità, inverosimile, di stabilire con certezza l’entità della necessità di organico anno dopo anno, eludendo così la direttiva europea 70/99, recepita dall’Italia, che impone la stabilizzazione e contrasta lo sfruttamento del lavoro precario. Frottole! Di quelle che si possono raccontare soltanto a chi, ignaro di una situazione che viene opportunamente taciuta, può credere che il MIUR stia agendo in buona fede. Ma i precari che subiscono annualmente lo stillicidio delle nomine, gli studenti che non vedono garantito il loro diritto alla continuità didattica, i Dirigenti scolastici che tergiversano interpretando circolari contraddittorie e discordanti, dissimili da regione a regione, ben sanno che la possibilità di risolvere questo annoso problema, quello della stabilizzazione dei precari, è a portata di mano. Invece il MIUR, da oltre un decennio, non soltanto ha trovato lo stratagemma di mettere le une contro le altre le varie categorie della scuola, ma ha “inventato” la III fascia d’istituto, dalla quale attingere personale a basso costo, privo di diritti e tutele. Da quattro anni Adida denuncia tale situazione illogica e irrazionale, determinata dalla non applicazione della normativa ma anche dalla mancata e piena attuazione delle migliaia di contratti di lavoro sottoscritti dai docenti di III fascia, che attribuiscono (e non potrebbe essere altrimenti) piena professionalità e medesimi diritti a tutti i docenti della scuola pubblica, siano essi di ruolo, di I, II o III fascia. Solo in Italia esiste la scandalosa presenza di sette graduatorie di merito dalle quali attingere personale per le nomine annuali, quelle per intenderci che garantiscono l’erogazione del servizio scolastico e il diritto all’istruzione. Ma queste graduatorie, sebbene definite dallo stesso MIUR, sebbene composte da personale qualificato e idoneo all’insegnamento, non sono totalmente equivalenti. Eppure i docenti assunti da queste liste svolgono lo stesso lavoro, firmano gli stessi contratti. E proprio qui sta il rilievo dell’Europa: se si svolge lo stesso lavoro si hanno gli stessi diritti. Ci sono voluti quattro anni affinché arrivasse questa che, dalla nascita di Adida, ha costituito la base di tutte le rivendicazioni finora avanzate, ma ora si delineano sicuramente dei profili normativi significativi, visto che il rilievo posto dall’UE parla chiaramente di “precari”, senza differenziarne le caratteristiche, come arbitrariamente ha fatto il MIUR finora. Nuove prospettive, quindi, per le cause davanti al giudice del lavoro, ma anche rispetto la questione dell’abilitazione, artificio linguistico del MIUR, che non pare conosca il significato del sinonimo del termine, definendo i docenti di III fascia idonei ma non abilitati. E i diplomati magistrali, allora, abilitati di sicuro, ma secondo il Ministero non idonei? Inspiegabile anche questa soluzione artificiosa… Ecco che quindi il MIUR “reagisce” e l’insidia della sua nuova preoccupazione è subdolamente escogitata dal Ministro Carrozza che, nel “buon nome” della più bieca delle accezioni di meritocrazia, promette di rivedere le regole degli scatti di anzianità, non più genericamente legati all’anzianità di servizio, ma al famoso, fumoso, “merito”. E quale organo dovrà valutare i docenti? Quale “misura” decimale potrà dimostrare le capacità, le competenze, le attitudini, la vocazione? E il contesto scolastico, che peso avrà in tutto questo? Un sistema fatiscente, come fatiscenti sono le strutture scolastiche, i metodi, i programmi, le politiche scolastiche nel loro complesso? Ma, si sa, in Italia, fatta la legge trovato l’inganno … ma ciò che si pensava fosse una caratteristica per sopravvivere (magari) contro gli abusi di potere, oggi sembra la costante che i vari governi che si succedono adottano, in ogni settore, compreso quello scolastico. E se prima, le cause di lavoro dei docenti precari sfruttati da un sistema iniquo e dannoso per l’intero Paese, venivano vinte proprio sul punto degli scatti di anzianità, da domani, forse, anche questa possibilità di riscatto, almeno economico, potrebbe svanire. Prodigo e solerte, il MIUR, a rattoppare gli strappi prodotti dalla sua stessa inefficienza!
Valeria Bruccola
Tecnica della scuola