REGIONALIZZAZIONE? UN NO, FERMO E DECISO!!!

Si fa sempre più preoccupante, la linea politica che l’attuale Governo ha intrapreso, nella direzione di una differenziazione regionale del sistema scolastico. Quelle che erano ipotesi, ovvero l’assunzione su base regionale dei docenti, la differenziazione delle retribuzioni, la possibilità di non dover rispondere al un modello di scuola con obiettivi e impostazione nazionale, garanzia di uniformità, stanno prendendo forma.

Senza ribadire ciò che preoccupa più di ogni altra cosa, ovvero la perdita di centralità dello Stato  nella definizione della più delicata e importante delle istituzioni, sia in termini di redistribuzione delle risorse che rispetto alla garanzia che sia attuato il progetto costituzionale di garantire a tutti i cittadini un accesso alla scuola pubblica, come chiave di volta dello sviluppo della persona, Adida si pone in modo critico e fermo contro qualsiasi forma di regionalizzazione, avendo, come associazione, l’obiettivo di difendere il ruolo dei docenti e i diritti del precariato scolastico. 

Se intersechiamo gli obiettivi prefissati dal Governo con le azioni, o meglio dire con l’assenza di azioni significative e risolutive, previste per il mondo della scuola, già a partire dal prossimo anno scolastico, infatti, i nodi vengono al pettine. Chi ne farà più le spese, come al solito, sono e saranno i docenti precari, per i quali non sono sufficienti i numeri di assunzione previsti e, ancora peggio,  gli sbandierati provvedimenti che dovrebbero portare all’emanazione di nuovi PAS per i precari della III fascia d’istituto che, nell’attesa dell’ennesimo step a pagamento, continueranno a svolgere il loro ruolo da precari, visti che nemmeno per tutti gli abilitati si profila la stabilizzazione. Tra i pensionamenti e le assunzioni, infatti, c’è la solita sperequazione numerica, denunciata da molte organizzazioni sindacali che fa presagire il consueto ricorso al precariato stabile, con evidente danno per il sistema d’istruzione e la qualità dell’azione educativa (notoriamente più incisiva nella continuità didattica).

Sembra quasi che il mondo politico stia tessendo una tela in cui tutti questi brandelli troveranno un posto… magari, creare un bacino di docenti assumibili a tempo indeterminato per effetto di nuove procedure, ancora non definite, aumentando la brama di un posto di lavoro? Perché, sempre fantasticando, si potrebbe pensare che mantenere viva l’aspettativa del precariato ed offrire poi un’ulteriore alternativa (oltre alle paritarie)  alla modalità di assunzione statale possa essere una delle trame nascoste nelle pieghe della regionalizzazione.

In tanti anni di attività dell’associazione ne abbiamo viste talmente tante che ormai riusciamo a leggere i fatti oltre le questioni palesi… tra regionalizzazione e precariato, secondo noi, ci sono delle pericolose possibilità che val la pena di valutare, finché si è in tempo.

Adida, unendosi alle tante associazioni che si stanno spendendo contro la regionalizzazione, pronuncia un secco NO ad ogni ipotesi volta a scardinare il valore costituzionale della nostra scuola, in difesa della scuola stessa, del diritto di alunni ed alunne ad avere una uniformità minima nel sistema di istruzione e della figura istituzionale del docente, che deve poter continuare ad essere l’avamposto dello Stato in ogni angolo del Paese, per il ruolo significativo e fondamentale che svolge nell’istruzione e nella formazione dei giovani, il futuro della Repubblica.