REGIONALIZZAZIONE? TENERE ALTA LA GUARDIA!!!
Nei giorni scorsi, dopo le dichiarazioni di una parte della maggioranza di Governo, è stata applaudita una presunta battuta d’arresto per la regionalizzazione della scuola, con proteste da parte delle regioni che tale regionalizzazione hanno invocato e chiesto di attuare.
Non è ancora chiaro se il progetto sia stato sospeso o definitivamente accantonato, come non è chiaro se si tratti di una reale battuta d’arresto o di una sorta di “soluzione mitigata”, viste le indiscrezioni che circolano in mancanza di un documento ufficiale che faccia chiarezza su quanto deciso dal Consiglio dei Ministri.
In ogni caso, è necessario ricordare e ricordarci che dal 2001, quando il Titolo V della Costituzione ha subito un cambiamento, gli enti locali, le regioni in testa, hanno visto l’ampliamento delle loro specificità e dei loro poteri. Un effetto di questo, è visibile persino nella difformità evidente sul piano della gestione territoriale delle questioni scolastiche, vista l’autonomia decisionale che su alcune materie, come la contrattazione o la gestione del personale, è lasciata dal MIUR nelle mani degli uffici scolastici regionali.
Quello dell’autonomia regionale, in sostanza, è un processo iniziato in sordina, con ben diciotto anni di storia, che ha investito tutto e tutti, specie nei settori nevralgici quali sanità e cultura. E questo processo, purtroppo, è “scritto” nel citato Titolo V, del quale adesso poco si parla, ma che ha impegnato tutti i governi di questi anni, senza mai farne grande pubblicità, senza mai spiegare fino in fondo i suoi lati oscuri ma ponendo sempre e solo l’accento su presunti aspetti positivi, traditi da prassi in cui l’assenza dello Stato centrale si fa decisamente sentire.
Crediamo, quindi, che non sia possibile abbassare la guardia, sulla regionalizzazione della scuola ma anche su tutti gli altri effetti discutibili su quelle materia dove la competenza regionale ha prodotto disastri, in termini di difformità e di mancato controllo istituzionale. Pertanto, sarà nostro preciso impegno continuare a seguire la vicenda, soprattutto per contrastare le inevitabili ripercussioni su un sistema che deve rimanere unitario, quello scolastico, a garanzia di equità nella gestione delle risorse e per i giovani che ne fruiscono e per i docenti che vi prestano servizio. Anzi, continueremo a chiedere uniformità ed equità nell’assetto generale delle scuole italiane, che vedono il Sud fortemente penalizzato in termini di offerta formativa, a causa di logiche politiche e culturali che nulla hanno a che vedere con il sistema scolastico stesso.