SCUOLA, CONCORSI E TANTO ALTRO, IN TEMPO DI “PANDEMIA”.

In questi giorni la scuola, più che mai, è uno dei cardini più controversi su cui si sta giocando una triste partita politica, sulla pelle di tutta la Nazione, in piena emergenza sanitaria. Dalle rassicurazione sulla sfavillante didattica a distanza, per la quale sono stati stanziati tanti milioni in un solo mese che forse hanno foraggiato enti privati o aziende di servizi, visto che famiglie e alunni lamentano l’assoluta inadempienza delle promesse (supporti adeguati per tutti), all’imminente emanazione di concorsi sui quali sembra in atto uno strappo nella maggioranza di governo e alle esternazioni di preoccupazione sulla salute dei troppi docenti anziani che “abitano” nel nostro sistema scolastico. Ogni argomento merita una riflessione a se stante, tanto è serio e grave, ma l’urgenza è quella di analizzare organicamente quello che si sta dipanando sul tema dei concorsi, già nell’agenda del Ministro Azzolina dal suo insediamento, ma che, a parte i diretti interessati, non ha sollevato alcun dubbio da parte dell’intero arco parlamentare.

Ogni aspetto che coinvolge la scuola ci coinvolge, come docenti, come genitori, come comunità, essendo la scuola, insieme all’università, il perno culturale del Paese, ma la questione dei concorsi, della didattica a distanza, della riapertura della scuola, hanno una ricaduta diretta principalmente sul sistema scolastico stesso, e su chi lo tiene in piedi: i docenti di ruolo come i docenti precari.

Tranne scuse di circostanza, proprio questi ultimi sono come sempre i più vessati, anche in una situazione di emergenza come quella vissuta a livello planetario, in cui nessuno si è sottratto ai propri doveri professionali. Con le proprie risorse, senza alcun contributo o tutela per sostenere il peso e il costo della didattica a distanza, per dirne una, i docenti precari hanno contribuito a tenere in piedi il sistema scolastico nazionale, ma parallelamente sono stati oggetto di vessazioni politiche, offese e decisioni ministeriali a dir poco discutibili.

Non ci sarà un aggiornamento delle graduatorie d’istituto, sebbene la Ministra si fosse intestata la vittoria della trasformazione delle graduatorie d’istituto in provinciali. Questo, poi ufficiosamente smentito, non farà altro che aggravare il ricorso al precariato, se mai la scuola riaprirà a settembre, da momento che in molte realtà persino i docenti delle graduatorie d’istituto sono da tempo utilizzate fino all’ultimo nominativo presente, specie per gli incarichi sul sostegno, per i quali non si assume in misura sufficiente al fabbisogno. Per questo esercito di precari, nefasto risultato per la vita di chi lo subisce dei tagli di cui la scuola è oggetto da anni, Sebbene strumentalizzato per cavalcare il consenso politico, le varie composizioni governative, nessuna esclusa, ha poi fatto i conti con le pressioni di vari soggetti, sempre esterni alla scuola stessa, ai quali il taglio delle teste non comporta alcuna remora né etica né morale. Quindi, ammantati di merito e qualità, vengono sventolati provvedimenti che, a nostro avviso, sconfessano il ruolo dei dirigenti scolastici e ricadono come un autogol su tutto il sistema scolastico. Si profilano concorsi per assumere diverse migliaia di docenti, di cui uno dedicato ad oltre ventimila precari con anni di servizio. Saranno banditi senza essere accompagnati da alcuna rassicurazione circa la modalità che, stando alle misure restrittive adottate finora e ventilate per i prossimi mesi, non si capisce come si potranno realizzare. Contemporaneamente si parla di riaprire le scuole nei mesi estivi, oppure a settembre ma in sicurezza, chiarendo implicitamente che attualmente le scuole non sono attualmente luoghi sicuri, rispetto alla questione sanitaria. Dove si terranno quindi questi concorsi ancora non è chiaro ma ciò che è stato anticipato è che per i precari con servizio pregresso, il contributo da versare sarà di quaranta euro, per i candidati di altri concorsi quindici. Non troviamo commenti adeguati a commentare questo ulteriore affronto che si assomma a quelli verbali che quasi quotidianamente i precari della scuola ricevono.

Quanto ancora si dovrà assistere a queste vessazioni, quanto dovrà passare per ottenere il riconoscimento dovuto, anche il punto di diritto, per lavoratori della conoscenza quali sono gli insegnanti precari?

Fare i concorsi adesso per essere pronti a settembre… Quanta ipocrisia!!!

I docenti del 2016 ancora devono essere stabilizzati, come quelli del 2018 che tra l’altro in alcune regioni e per alcune classi di concorso non sono ancora state pubblicato nemmeno le graduatorie provvisorie. Al Paese si possono raccontare favole, ai precari no, visto che da decenni subiscono sempre, da qualsiasi parte politica e in modi sempre più fantasiosi.