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Iscrizioni per il 2020

Si avvisano i soci e tutti coloro che desiderano rinnovare la tessera annua che al momento l’iscrizione è temporaneamente sospesa a causa di un disguido interno al sito. Ci scusiamo per il disagio e stiamo lavorando a porvi rimedio quanto prima.

Aggiornamenti per i Diplomati Magistrali

Nel corso degli ultimi mesi, dall’aggiornamento delle GAE alle controverse vicende del Concorso Straordinario, molte sono state le contraddizioni vissute dai docenti di Infanzia e Primaria in possesso di Diploma Magistrale.  Leggi tutto

Cosa bolle in pentola o… dalla padella alla brace?

Con questo sarcastico gioco di parole, vogliamo salutare il primo giorno del nuovo Anno Scolastico, iniziato come ogni anno all’insegna della precarietà, dell’attesa estenuante di una nomina, nell’incertezza per il futuro per decine migliaia di precari della scuola. Certo, molti hanno iniziato diversamente, sottoscrivendo contratti a Tempo Indeterminato, come sigillo di un’agonia durata nella maggior parte dei casi ben oltre dieci anni. Un augurio sincero per questo traguardo è doveroso. Ma non possiamo dimenticare che l’agognato ruolo non cancella le storture cristallizzate nel sistema scolastico nazionale, dove tutto sembra andare a rotoli, nonostante i proclami che ciascun governo, in questi dieci anni di attività di Adida, promettevano mari e monti ed invece hanno aperto solo baratri: baratri tra categorie di docenti precari, tra precari e docenti di ruolo, tra docenti e famiglie e talvolta tra i primi e propri alunni, stra il mondo della scuola, i valori che propone e il “resto del mondo” che sembra andare anch’esso verso un baratro, sempre più lontano da quella civiltà che la scuola pubblica rappresenta, in quanto istituzione costituzionale. La politica ha snaturato e svilito il ruolo della scuola, bersagliando i docenti, anche quando in politica sono scesi (o saliti) appartenenti alla nostra categoria, affetti da una “metamorfosi di palazzo” che ha lasciato sbigottiti in più occasioni. Oggi, forse alla vigilia di un nuovo governo, la preoccupazione non ci abbandona. Non ripercorreremo le vicende della legge 107, né la massiccia mobilitazione alla quale abbiamo partecipato per contrastarla durante l’iter di approvazione e successivamente, con il comitato per il referendum abrogativo. Non rimarcheremo nemmeno l’assenza totale i confronto e di programmazione politica da parte di una delle componenti del governo uscente, caratterizzato da una discontinuità persino in termini di partecipazione di piazza. Ma le ragioni della nostra preoccupazione si annidando proprio in questi due non troppo velati memorandum… Al nuovo Ministro del MIUR, di cui non sapremmo nemmeno indicare il migliore profilo, viste le gesta dei predecessori, scriveremo una lettera aperta, per chiedere immediata audizione e sottoporre la lunghissima lista di cose da fare, a partire dalla controversa vicenda dei DM, a quelle similari di molte altre categorie, tra cui SFP, ITP, AFAM, ecc. Per la nostra stessa natura, tuttavia, dovremo immediatamente sollevare il problema dei docenti precari di III fascia, il cui numero aumenta a dismisura ogni anno, proprio a causa delle scellerate politiche scolastiche, fatte di tagli e bieca demagogia, personale che ha assolto il suo dovere e, come diciamo da dieci anni, acquisito significativi diritti, anche in virtù della normativa contro lo sfruttamento del precariato. Rispetto a tutte le altre problematiche della scuola queste ai nostri occhi sono di assola priorità, etica, prima ancora che professionale, perché espressione di quel disprezzo che la politica ha rivolto a quanti hanno garantito la tenuta del sistema scolastico stesso. Aspettiamo quindi la costituzione del nuovo governo o le conseguenze in caso di mancato accordo tra le parti, per ritornare alla carica e riprenderci la parola!

LA III FASCIA TRA CHI E’ “PRO” E CHI E’ “CONTRO”.

In queste ore si sta svolgendo l’ennesimo teatrino sulla pelle dei docenti e, mentre le televisioni e le radio nazionali parlano di “sanatoria” per i precari che stanno ricoprendo gli incarichi di ruolo necessari al MIUR per coprire i posti del turnover, in misura tra l’altro non sufficiente al reale fabbisogno, in Parlamento si gioca una brutta partita tra le due forze politiche di maggioranza, una a favore di percorsi riservati ai precari storici e una a favore di percorsi di formazione e reclutamento più uniformi.
Il problema, come da DIECI ANNI denunciamo, però, è tutto giocato sui termini che accompagnano questo dibattito, che oggi, come in tutti questi anni, nascondono insidie, veicolano distorsioni, storture e tradiscono sia il pensiero di chi li utilizza che la realtà così come invece si presenta.
I due partiti al Governo del Paese, ormai spaccati su tutto, stanno facendo un grottesco braccio di ferro sulla possibilità di bandire un nuovo percorso abilitante speciale per i docenti di III fascia. Primo problema: docenti di III fascia! Lo ripeto perché è sul sostantivo che si gioca la partita. Se sono docenti, e per noi lo sono senza alcun dubbio, hanno il sacrosanto diritto di avere una procedura dedicata per ambire alla stabilizzazione, esattamente per il motivo per cui Adida è nata. Precariato storico a tutti gli effetti, con anni ed anni di servizio continuativo o frammentato sulle spalle, che dovrebbero essere valorizzati e non “puniti”, selezionati, valutati, ecc., visto che il compito di docenti lo assolvono stabilmente a tempo determinato.
La cosa di cui mi compiaccio, tuttavia, è che il riconoscimento di status, ovvero quello di docenti precari, oggi ce l’hanno, frutto di una decennale battaglia in cui Adida è stata in prima linea, contribuendo significativamente a questo basilare riconoscimento.
Tuttavia, ancora c’è chi non riesce proprio a considerare lo sfruttamento subito per garantire il funzionamento del sistema scolastico italiano, un banco di prova professionale, non riesce a dare il giusto risalto all’opera di controllo dei dirigenti scolastici, che hanno tutto il potere per giudicare l’operato di tutti i docenti in servizio nelle loro scuole ed adottare le misure adatte a qualsiasi comportamento scorretto o non adeguato. Sono o no gli stessi dirigenti scolastici a valutare i docenti neoassunti nel loro anno di prova? Non potrebbero avere un ruolo, quindi, anche nella valutazione di altri “tipi” di docenti?
In realtà, docenti ce n’è di un solo tipo, salvo che siano reclutati da graduatorie diverse e con contratti a termine o tempo indeterminato. Ma il lavoro che svolgono non cambia di una virgola: stessi obblighi, stessi doveri, stesse identiche responsabilità, civili e penali.
Per noi, quindi, il discorso si chiude così, con un riconoscimento di status “di fatto” dato dal lavoro che ciascun docente svolge, a prescindere dalla graduatoria di reclutamento.
Altra cosa, invece, è capire se quella di un nuovo PAS sia la strada giusta. Forse è un inizio, come qualche anno fa, ma di un percorso di ad ostacoli, come iniziò sempre qualche anno fa. Corsi a pagamento, riconosciuti come “scorciatoie” da parte del mondo politico e vendute come tali all’opinione pubblica, che giustamente non sa di cosa si parli.
Senza contare il fatto che ancora una volta le università potrebbero fare cassa sulla pelle dei precari, anche questa è una storia già vista.
In sostanza, stiamo rileggendo pagine conosciute di un testo di cui non sapremo la fine. Ciò che è certo è che per un altro anno, la scuola pubblica avrà, in mancanza di un piano definito, precariato a basso costo da sfruttare per almeno uno, due e chissà quanti anni ancora. Leggi tutto

BILANCIO DI MEZZA ESTATE: EDITORIALE

Come ogni anno, verso la metà dell’estate, scriviamo qualcosa per riflettere in modo condiviso su cosa è accaduto e cosa si prospetta per il prossimo, ormai imminente, anno scolastico. Questa è una consueta occasione di bilanci e di lancio di propositi, utile a fare il punto ma anche a ipotizzare linee da seguire. Leggi tutto

REGIONALIZZAZIONE? TENERE ALTA LA GUARDIA!!!

Nei giorni scorsi, dopo le dichiarazioni di una parte della maggioranza di Governo, è stata applaudita una presunta battuta d’arresto per la regionalizzazione della scuola, con proteste da parte delle regioni che tale regionalizzazione hanno invocato e chiesto di attuare. Non è ancora chiaro se il progetto sia stato sospeso o definitivamente accantonato, come non è chiaro se si tratti di una reale battuta d’arresto o di una sorta di “soluzione mitigata”, viste le indiscrezioni che circolano in mancanza di un documento ufficiale che faccia chiarezza su quanto deciso dal Consiglio dei Ministri. In ogni caso, è necessario ricordare e ricordarci che dal 2001, quando il Titolo V della Costituzione ha subito un cambiamento, gli enti locali, le regioni in testa, hanno visto l’ampliamento delle loro specificità e dei loro poteri. Un effetto di questo, è visibile persino nella difformità evidente sul piano della gestione territoriale delle questioni scolastiche, vista l’autonomia decisionale che su alcune materie, come la contrattazione o la gestione del personale, è lasciata dal MIUR nelle mani degli uffici scolastici regionali. Quello dell’autonomia regionale, in sostanza, è un processo iniziato in sordina, con ben diciotto anni di storia, che ha investito tutto e tutti, specie nei settori nevralgici quali sanità e cultura. E questo processo, purtroppo, è “scritto” nel citato Titolo V, del quale adesso poco si parla, ma che ha impegnato tutti i governi di questi anni, senza mai farne grande pubblicità, senza mai spiegare fino in fondo i suoi lati oscuri ma ponendo sempre e solo l’accento su presunti aspetti positivi, traditi da prassi in cui l’assenza dello Stato centrale si fa decisamente sentire. Crediamo, quindi, che non sia possibile abbassare la guardia, sulla regionalizzazione della scuola ma anche su tutti gli altri effetti discutibili su quelle materia dove la competenza regionale ha prodotto disastri, in termini di difformità e di mancato controllo istituzionale. Pertanto, sarà nostro preciso impegno continuare a seguire la vicenda, soprattutto per contrastare le inevitabili ripercussioni su un sistema che deve rimanere unitario, quello scolastico, a garanzia di equità nella gestione delle risorse e per i giovani che ne fruiscono e per i docenti che vi prestano servizio. Anzi, continueremo a chiedere uniformità ed equità nell’assetto generale delle scuole italiane, che vedono il Sud fortemente penalizzato in termini di offerta formativa, a causa di logiche politiche e culturali che nulla hanno a che vedere con il sistema scolastico stesso.